Half Ton, 1988

Alluminio, acciaio, acrilico bianco
220 × 200 × 300 cm

Installazione, Studio Marconi 17, Milano

Occupare lo spazio

Half Ton è un veicolo concepito e realizzato nel 1988 per la Galleria Marconi 17 a Milano, una singola opera esposta nella prima esposizione personale di Cavenago.
La scultura è un veicolo con grandi ruote dal peso di 500 kg e con dimensioni poco inferiori al volume della galleria. 

La scultura architettura

Assemblato all'interno dello spazio espositivo per via delle sue generose dimensioni, occupava quasi interamente lo spazio che lo conteneva. La lamiera metallica con cui è stato costruito, è stata ‘imbiancata’ e trattata come se fosse una muratura per conferire all’opera un effetto mimetico rispetto alle stesse pareti coinvolte. L'occupazione quasi totale dello spazio espositivo lasciava un percorso perimetrale intorno all'opera e uno spazio più aperto in prossimità di uno dei lati corti per una visione frontale. L'opera aveva la possibilità di muoversi all'interno della galleria comprimendo lo spazio antistante evocando così un movimento a stantuffo in una camera ad hoc. Lo spazio per il pubblico era gestito dal movimento della struttura che ad ogni spostamento ampliava o riduceva drasticamente gli spazi percorribili dal pubblico.

Una lettura di Rita Olivieri

Una rigorosa metodologia ideativa ed una sofisticata progettazione caratterizzano il lavoro di Umberto Cavenago e ne sottendono la realizzazione delle opere per un risultato finale di totale essenzialità e di estrema nitidezza compositiva; in più vi si aggiunge una notevole attenzione allo scenario ambientale dell’opera, suo referente armonico, ad essa correlato mediante un sistema di molteplici interazioni e nel segno di sapienti rimandi architettonici, tendenti all’unicità. Tali connotazioni si arricchiscono poi di ulteriori sensi: una dialettica di contraddizioni che si manifesta attraverso una vena d’ironia, quasi tropo privilegiato del pensiero, e l’alternarsi di domande e di ambigue risposte, il tutto pervaso da un filo di sottile comicità. Opere rese dall’artista in lamiera, materiale non nobile, specchio del nostro presente, dalla banale e quotidiana esistenza, trasformato in strutture zincate o dipinte, dai toni del grigio o del bianco, piacevole al tatto e alla vista, senza più funzionalità o memoria di utilizzo, se non unicamente, quello di godimento formale ed estetico. Opere apparentemente impacciate e pesanti, ingombri metallici dotati tutti di ruote, talora dall’aspetto preminente, e, dunque, con la potenzialità al moto: ma inamovibili ed in perfetta quiete; macchine-veicolo, strane fantasie o mimesi del reale come Equestre (1988) o Half Ton (1989) o ancora Enduro (1989) fino a Voglia di treno (1989), cristallizzanti la loro stasi: metaforicamente veicoli di idee, pretesti allegorici e allusivi circa il gioco, l’arte, il tempo e lo spazio.

Installazione alla Galleria Studio Marconi 17, Milano

Photo © Studio Blu

Half Ton, 1988

Alluminio, acciaio, acrilico bianco
220 × 200 × 300 cm

Installazione, Studio Marconi 17, Milano

Occupare lo spazio

Half Ton è un veicolo concepito e realizzato nel 1988 per la Galleria Marconi 17 a Milano, una singola opera esposta nella prima esposizione personale di Cavenago.
La scultura è un veicolo con grandi ruote dal peso di 500 kg e con dimensioni poco inferiori al volume della galleria. 

La scultura architettura

Assemblato all'interno dello spazio espositivo per via delle sue generose dimensioni, occupava quasi interamente lo spazio che lo conteneva. La lamiera metallica con cui è stato costruito, è stata ‘imbiancata’ e trattata come se fosse una muratura per conferire all’opera un effetto mimetico rispetto alle stesse pareti coinvolte. L'occupazione quasi totale dello spazio espositivo lasciava un percorso perimetrale intorno all'opera e uno spazio più aperto in prossimità di uno dei lati corti per una visione frontale. L'opera aveva la possibilità di muoversi all'interno della galleria comprimendo lo spazio antistante evocando così un movimento a stantuffo in una camera ad hoc. Lo spazio per il pubblico era gestito dal movimento della struttura che ad ogni spostamento ampliava o riduceva drasticamente gli spazi percorribili dal pubblico.

Una lettura di Rita Olivieri

Una rigorosa metodologia ideativa ed una sofisticata progettazione caratterizzano il lavoro di Umberto Cavenago e ne sottendono la realizzazione delle opere per un risultato finale di totale essenzialità e di estrema nitidezza compositiva; in più vi si aggiunge una notevole attenzione allo scenario ambientale dell’opera, suo referente armonico, ad essa correlato mediante un sistema di molteplici interazioni e nel segno di sapienti rimandi architettonici, tendenti all’unicità. Tali connotazioni si arricchiscono poi di ulteriori sensi: una dialettica di contraddizioni che si manifesta attraverso una vena d’ironia, quasi tropo privilegiato del pensiero, e l’alternarsi di domande e di ambigue risposte, il tutto pervaso da un filo di sottile comicità. Opere rese dall’artista in lamiera, materiale non nobile, specchio del nostro presente, dalla banale e quotidiana esistenza, trasformato in strutture zincate o dipinte, dai toni del grigio o del bianco, piacevole al tatto e alla vista, senza più funzionalità o memoria di utilizzo, se non unicamente, quello di godimento formale ed estetico. Opere apparentemente impacciate e pesanti, ingombri metallici dotati tutti di ruote, talora dall’aspetto preminente, e, dunque, con la potenzialità al moto: ma inamovibili ed in perfetta quiete; macchine-veicolo, strane fantasie o mimesi del reale come Equestre (1988) o Half Ton (1989) o ancora Enduro (1989) fino a Voglia di treno (1989), cristallizzanti la loro stasi: metaforicamente veicoli di idee, pretesti allegorici e allusivi circa il gioco, l’arte, il tempo e lo spazio.

Installazione alla Galleria Studio Marconi 17, Milano

Photo © Studio Blu

Installazione alla Galleria Studio Marconi 17, Milano

Photo © Studio Blu

Installazione alla Galleria Studio Marconi 17, Milano

Photo © Paolo Vandrasch

Installazione alla Galleria Studio Marconi 17, Milano

Photo © Umberto Cavenago