Giorgio De Marchis, Visioni, in 23. Bienal Internacional São Paulo (cat.), Fundação Bienal de São Paulo, São Paulo 2/3
Giorgio De Marchis, Visioni, in 23. Bienal Internacional São Paulo (cat.), Fundação Bienal de São Paulo, São Paulo 2/3
La stessa istantaneità del gesto di rottura della superficie sembrava corrispondere alla istantaneità del pensiero. L’opera di Fontana, di cui non vanno dimenticati i precedenti giovanili nell’ambito futurista, è stata un contributo importante a quel concettualismo e a quello sperimentalismo che hanno dominato nell’arte italiana ed europea per più di tre decenni, malgrado rigurgiti anacronistici favoriti da una critica dispeptica. Che in Italia abbiano dato frutti notevoli mi pare un fatto fondato su una tra- dizione molto antica se già Leonardo, nel cui pensiero convivevano la speculazione scientifica e quella artistica, asseriva: «la pittura è cosa mentale».
Nelle pareti longitudinali dello stesso spazio sono inseriti altri otto schermi di computer, quattro per parte, con immagini statiche di scenari urbani quotidiani, che sono fotogrammi isolati tratti dalle videoriprese contenute sul tavolo di ingresso. Tutte le immagini, sia quelle delle videoproiezioni che quelle statiche, sono associate alla registrazione dei suoni propri dei luoghi al momento della ripresa. Questa doppia serie di immagini statiche si presenta un po’ come una mostra di fotografie. Ma in alcuni punti di ciascuna immagine, rilevati da un leggero tremolìo, il visitatore se vuole o se è attirato dalla curiosità può intervenire appoggiandovi la mano, toccandoli, col risultato di cancellare anzi di far sparire, senza che resti traccia o una lacuna, alcuni degli elementi dell’immagine: un monumento, un oggetto architettonico, un arredo urbano. L’immagine risulta modificata per sottrazione ma non diminuita, anzi acquista un nuovo senso e questa è la «visione» cui fa riferimento il titolo. Cancellare quello che non vogliamo, modificando nei suoi ingredienti costitutivi lo scenario quotidiano, permette di immaginare uno scenario diversamente caratterizzato.
Il computer come strumento di visioni: toccate e smaterializzate.
Se si pensa che Cavenago vive a Milano, lavora a Milano, si sposta dentro Milano, attraverso strade e piazze che negli ultimi trent’anni sono state deturpate dai più orrendi e inutili arredi urbani, si capisce bene come questa smaterializzazione informatica gli offra il pretesto per immaginare e comunicare uno scenario quotidiano nuovo e più «leggero»: appunto una «visione».
Umberto Cavenago, che abbiamo scelto per rappresentare l’Italia alla Biennale del 1996, è un artista della nuova generazione italiana, laureato in architettura e rapidamente affermatosi anche in campo internazionale come scultore. Ma è anche un entusiasta dell’informatica di cui sa tutto e con cui fa tutto.
L’opera espressamente realizzata per la Biennale di San Paolo è intitolata Visioni e sottotitolata con una frase di William Blake: «Tutti gli uomini sono capaci di sognare e di avere visioni». Consiste in uno spazio praticabile oscuro al cui ingresso un tavolo, che rappresenta il luogo del pensiero e del progetto, porta inserito sulla superficie piana orizzontale uno schermo di computer che occupa il posto in cui sarebbe appoggiato un foglio di carta per scrivere o disegnare. Sullo schermo appare un’immagine composita, cioè un insieme di immagini grandi come francobolli che sono i fotogrammi iniziali di videoriprese eseguite in condizioni di mobilità e di mutamento in vari luoghi e occasioni personali di Cavenago stesso e lasciate come successioni di frammenti senza montaggio. Lo stesso insieme di immagini appare ingrandito su un grande schermo posto sulla parete di fronte. Appoggiando la mano, cioè toccando l’una o l’altra delle immagini che appaiono sul piano del tavolo, il visitatore mette in moto la proiezione della relativa videoripresa, che apparirà anche ingrandita sullo schermo frontale. In tal modo, quello che il singolo visitatore mette in moto col gesto privato della sua azione su tavolo diviene pubblico per gli altri visitatori nella proiezione sul grande schermo di fondo. I luoghi di Cavenago, a scelta, si popolano di visitatori.
Social
Contatti
umberto@cavenago.info