Biografia

Umberto Cavenago nasce a Milano nella seconda metà del '900 e si trasferisce in Svizzera nel corso del primo decennio del Duemila, dove prosegue la sua attività artistica. La sua ricerca si muove al confine tra arte e progetto, fondendo in un'unica visione la cultura artistica e quella della progettazione. I suoi interventi, sempre in dialogo con lo spazio, sia architettonico che naturale, si configurano come esplorazioni formali e destabilizzanti, in un percorso che rifiuta qualsiasi celebrazione e rigetta l'idea di un'opera definitiva.
L'approccio di Cavenago è profondamente radicato nella prassi industriale, un processo che si articola attraverso lo studio di fattibilità, la progettazione, la scelta dei materiali, la preventivazione e la messa in opera. Tuttavia, questa metodologia, che potrebbe avvicinarlo al mondo dell'industrial design, cela un'eresia: egli non progetta prototipi destinati alla serialità, ma crea pezzi unici, opere irripetibili che sfidano la logica produttiva e negano ogni legame con la riproducibilità.
Nel lavoro di Cavenago, la ruota si trasforma da semplice protesi motoria a strumento per una nuova percezione dell'arte tridimensionale, generando spazi consolidati ma al contempo "trasportabili". Questa caratteristica sovverte l'idea tradizionale dell'opera d'arte come oggetto immobile e contempla la possibilità di un'interazione dinamica tra l'opera e lo spettatore.
Le sue opere, spesso ridotte a forme minimali, appaiono come eco metafisiche degli oggetti di produzione seriale, spogliate della loro funzione meccanica e ridotte al loro limite semantico. Negli ultimi anni, queste creazioni si evolvono ulteriormente, divenendo veri e propri elementi architettonici, spazi fruibili che invitano lo spettatore a immergersi fisicamente nell'opera, trasformando la relazione tra oggetto e ambiente in un'esperienza totalizzante.
In questo contesto, lo spazio architettonico non è più solo un contenitore, ma diventa oggetto di un'indagine sistematica e rigorosa. Le opere di Cavenago si configurano così come elementi di destabilizzazione dello spazio, proponendo un’esperienza che sfida la percezione convenzionale e invita a una riflessione profonda sul rapporto tra l'individuo e il suo ambiente.

Umberto Cavenago ritratto da Alessandro Zambianchi nel 2006 all'interno della sua opera La 74
Photo © Alessandro Zambianchi, Milano
Esposizioni
Tra le numerose esposizioni si segnalano:
la XLIV Biennale di Venezia nel 1990 dove espone tre grandi cornici semoventi su ruote, che appoggiate alle pareti incorniciano alcune porzioni dello stesso spazio espositivo;
nello stesso anno partecipa a L’altra scultura al Mathildenhöe di Darmstadt, al Palacio de La Virreina a Barcelona e al Centro de Arte Reina Sofia a Madrid.
Nel 1991 è presente con una sala personale a Metropolis al Martin-Gropius Bau di Berlino; a pochi anni dal crollo del muro di Berlino un periplo di colonne alte sei metri munite di ruote e orientate est-ovest, sottolineano il cambiamento epocale delle due "Germanie" che si stanno riunificando.
Nel 1992 espone alla mostra Recent Italian Art, al Center of the Arts a Pittsburgh.
Nel 1993 realizza per la mostra In forma al Museo Pecci a Prato, l’opera mobile, L'arte stanca, che attraversa le sale tagliando diagonalmente gli spazi del museo collegandone gli estremi.
Partecipa alla Biennale di Johannesburg nel 1995 con Opera sinistra e opera destra.
Nel 1996 ad Ultime Generazioni in occasione della XII Quadriennale d'Arte a Roma, presenta la sua prima opera digitale interattiva, La smaterializzazione dell'Arte.
Sempre nel 1996, immediatamente dopo la mostra Visioni alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, rappresenta l'Italia alla 23ª Biennale Internazionale di San Paolo, partecipando con una sala personale popolata da computer che riproducono immagini interattive di scenari urbani italiani caratterizzati da opulenti monumenti: l'interazione con il pubblico prevede la possibilità di "eliminare" virtualmente i monumenti, ripulendo le piazze dalla retorica celebrativa. 
Nel 1997 l’opera Nastro trasportatore, una scultura elettromeccanica in tre moduli, attraversa i muri del Le Magasin, Centre National d'Art Contemporain di Grenoble per la mostra “Des histoires en formes”.
Nello stesso anno espone alla Fondazione Melina Mercouri Pneumatiko Kentro ad Atene, in occasione della mostra Exlelixis.
Nel 2000 realizza un progetto site specific Gallery Crossing per IASKA a Kellerberrin, nel West Australia.
Nel 2005 e nel 2011 espone alle mostre “Scultura italiana del XX secolo” e “Scultura italiana del XXI secolo” presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano.
Nel 2006 per “Sculture in villa”, a Villa d'Este, Tivoli progetta La 74, un omaggio al romanzo di Filippo Tommaso Marinetti "L'alcòva d'acciaio".
Nel 2007 la stessa opera viene "posteggiata" a Padova in piazza Insurrezione,
nel 2009 al Castello Visconteo di Jerago (Varese),
nel 2013 alla Reggia di Venaria Reale,
nel 2015 all'Ex Albergo di virtù (NH Collection in piazza Carlina) a Torino,
nel 2020 sul sagrato della chiesa di Sant'Agostino a Pietrasanta,
nel 2021 davanti al Municipio di Caldaro,
nel 2022 all’interno degli Horti Leonini a San Quirico d’Orcia.
Partecipa nel 2011 all’esposizione Il Futuro nelle mani, artieri domani, alle Officine Grandi Riparazioni di Torino per Esperienza Italia150°.
Nel 2012 espone a Cantiere del ‘900. Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia a Milano un'opera in collezione permanente.
Nel 2018 posa nel lago di Lugano, davanti al molo di Maroggia, la scultura galleggiante Protecziun da la Patria, interpretazione di una mina navale, declinazione inoffensiva di un ordigno in uso durante gli ultimi conflitti mondiali. L’opera viene posata nel 2019 davanti alla villa Santa Lucia a Melano e nel 2022 a Bissone.
Nel 2020 è la volta di Centrifugo installato a Peccioli (Pisa). Quasi un parallelepipedo, vuoto al suo interno, disassato nella sua forma e scomposto longitudinalmente per potersi piegare di 30° all’interno di un tornante. Un volume decostruito su quattro grandi ruote, due delle quali, quelle all’interno della curva, solidali al suolo e le altre due, quelle esterne, quasi sollevate da terra per via dell’inclinazione.
Nel 2021 il progetto Sweet Home è vincitore dell’avviso pubblico “PAC2020 - Piano per l’Arte Contemporanea” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura italiano. Sweet Home è uno spazio espositivo aggiuntivo della Galleria del Premio Suzzara, un'architettura "ormeggiata" sulla terraferma golenale del fiume Po; con l'esondazione del fiume si creeranno le condizioni per il galleggiamento dell'opera. Al naturale rientro della piena, Sweet Home si riappoggerà sul terreno, mai nella stessa posizione e inclinazione.
Nel 2023, con l'Accademia di Architettura di Mendrisio, nell'ambito del progetto di riqualifica del quartiere di Molino Nuovo a Lugano, realizza Erratico: un'opera pensata e progettata all'interno di un parco giochi. Erratico è una scultura: un sistema di grosse pietre (i trovanti) e, al centro, un artefatto in acciaio Cor-Ten che con le sue fattezze reinterpreta i massi, con l'aggiunta della fruibilità al proprio interno.
Numerose sono le partecipazioni in gallerie private con mostre personali e collettive.
Umberto Cavenago è stato docente a contratto presso l'Accademia di Belle Arti di Bergamo dal 1996 al 2010 e l'Accademia di Belle Arti di Urbino dal 2006 al 2012, sperimentando progetti tra le docenze di Pittura, Anatomia, Progettazione multimediale, Sistemi interattivi e Scultura.
Dal 2015 gestisce uno spazio espositivo indipendente all’interno di una sua installazione permanente L’alcòva d’acciaio di Umberto Cavenago, nascosta in un bosco delle Langhe.

Scultura come interpretazione dello spazio negli allestimenti della galleria Fumagalli (2002-2012)
Capitolo IV, Umberto Cavenago
Tesi di Laurea di Michela Folcini
UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE – MILANO
Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Archeologia e Storia dell’arte
Relatore Prof. Francesco Tedeschi
Correlatore Prof. Kevin McManus
Anno Accademico 2019 / 2020