Possibilità e costrizione, azione e attesa
Esibito per la prima volta nel 2021 nelle ex carceri di Caldaro, Pungolo (Impfmachine) materializza uno spazio di riflessione sulla tensione tra libertà e costrizione. Il posizionamento dell’opera — una struttura sospesa a una parete in pietra, sollevata da terra — non è un mero sfondo: diviene amplificazione del dialogo tra ciò che è bloccato e ciò che potrebbe muoversi. Così, questo lavoro si trova in un equilibrio precario tra impulso e inibizione, come uno stimolo all’azione trattenuto.
La scultura ha dimensioni dimensioni contenute, in netto contrasto con altre opere di Cavenago. La sua forma si sviluppa in un corpo rettangolare che si chiude in alto con una curvatura, simile a un carapace. Questa linea protettiva, quasi difensiva, conferisce alla costruzione una qualità vagamente zoomorfa, come se la struttura stessa fosse concepita per proteggere qualcosa di prezioso e vulnerabile, racchiuso nel suo interno. Apparentemente pronta al movimento, è però fissata in una posizione verticale che la immobilizza. Il pungiglione in oro giallo, prezioso e appuntito, si propone come elemento di minaccia e protezione. L’interazione tra la ruvida opacità dell’acciaio e la lucentezza dell’oro disegna una tensione formale, dove l’idea di libertà incontra un ostacolo inflessibile, suggerendo un’energia latente in attesa.
Nata in un momento di restrizioni e paure, questa scultura riflette l’esperienza di una società posta sotto sorveglianza, oscillante tra protezione e vulnerabilità. Pungolo è una metafora della pressione invisibile che vincola le azioni e cristallizza l’impulso: una condizione di sorveglianza che allude a una libertà compressa, un moto interiore intrappolato nello spazio del non-agito.
Il titolo, Pungolo (Impfmachine), in tedesco, richiama l’idea di un meccanismo medico, risuonando ironicamente con il contesto linguistico e culturale del territorio germanofono di Caldaro. Così, il lavoro si fa site-specific, ancorato al luogo e al tempo della pandemia, incorporando il carico di un periodo storico in cui controllo e movimento sono stati temi centrali. L’ironia del titolo eleva l’opera a un commento critico, trasformando la scultura in un’entità che sfida, con silenziosa persistenza, i confini del movimento e dell’immobilità.
L.B.
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