Sweet Home

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Un breve racconto di Marco Panizza

Gino osserva
L’acqua si è ritirata e Sweet Home ha ripreso la sua posizione inclinata. Mentre mi avvicino sento che qualcuno mi chiama. È Gino, un pensionato di ottantasei anni che si aggira spesso in zona golenale.
Mi mostra subito un cavo di ancoraggio della barca con segni di schiacciamento. Insieme notiamo quella riga ben visibile che l’acqua mista a fango ha lasciato lungo il perimetro dell’opera. Si tratta della linea di galleggiamento.
A terra osserviamo le tracce che la sagoma dell’arca ha impresso dopo due anni di tranquillo posizionamento nell’immobilità. Condividiamo poi alcune domande, ci scambiamo impressioni, dubbi e stupori. Certo qualcosa sappiamo del principio di Archimede ma quattordici tonnellate di CorTen sollevate ad un livello d’acqua inferiore ad un metro rimangono sempre una bella scoperta.
Gli ricordo che l’opera di Cavenago nasce dalla condivisione di più competenze: lo studio di un ingegnere navale, un taglio e assemblaggio del materiale, il corten, presso un’officina specializzata con straordinari artigiani saldatori che ho visto all’opera. Tutte persone che grazie ad Umberto Cavenago ho avuto il piacere di conoscere.
Mai come nei nostri tempi, visto che l’arte si può fare con tutto, come sostiene Angela Vettese, sono tanti gli artisti che si avvalgono di collaborazioni. Tante sciocchezze non verrebbero dette se ci si rendesse conto dei processi e delle operazioni che si intrecciano nella formazione di un’idea fino alla realizzazione di un’opera d’arte.
Gino mi dice che ha fatto solo le elementari ma queste cose le capisce bene dopo aver lavorato una vita, contadino e poi operaio in una azienda produttrice di carrelli elevatori. Mi dice che da soli si conclude poco; mi fa alcuni esempi di insegnamenti che ha ricevuto in diverse occasioni nel suo lavoro e di tante cose realizzate grazie a collaborazioni.
Alla fine se ne esce con un proverbio che assorbe tutte le nostre discussioni e rilancia nella mia testa tante altre domande. 
Gino dice: “Ad vün as pöl fa sensa, ad töti no”*
Si ribadisce la coesistenza plurale, l’arricchimento che l’incontro e lo scambio promuovono. O ci salviamo tutti o non si salva nessuno. 
Non è il senso di Sweet Home?
(*) Di uno si può fare senza, di tutti no. (Traduziome letterale)